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Nei dintorni: non solo splendide spiagge...

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Capo Caccia e Grotte di Nettuno

Dintorni di Alghero
Lo sperone roccioso di Capo Caccia, con le sue pareti ripidissime quasi prive di vegetazione, a picco sulle acque verdi-azzurre del mare, offre un panorama tra i più belli e suggestivi della Sardegna, meta ideale degli appassionati dell'arrampicata. Il costone verticale di questa imponente massa calcarea, con i suoi 203 m. di altezza, appare costellato da anfratti e grotte che rappresentano il vero tesoro dell'area. Tale complesso sistema di cavità emerse e sottomarine ha rappresentato per lungo tempo l' habitat naturale della Foca monaca, oggigiorno scomparsa per la crudele caccia praticata dai pescatori fino ai primi anni del Novecento. La grotta più famosa, quella di Nettuno, risulta raggiungibile via mare o da terra lungo l' impegnativa Escala del Cabirol (Scala del capriolo): 656 scalini scavati nella roccia calcarea con una pendenza di circa 100 metri. La sua cavità, visitabile solo parzialmente, si estende per circa 2500 m lungo stretti cunicoli, antri, ampie stanze con stalattiti e stalagmiti, e una serie di laghetti di cui il più grande è quello di La Marmora, lungo 130 m e con una profondità che varia da 1 a 10 m, posto allo stesso livello del mare e con esso in comunicazione.
Ambitissima, per i subacquei, la Grotta di Nereo, dedicata al padre delle ninfe nereidi, e considerata la più vasta grotta marina sommersa di tutto il Mediterraneo. Immediatamente davanti al promontorio si stagliano La selvaggia Isola Foradada, un frammento di costa staccatosi in tempi geologici, dall’aspetto impervio, “forata” da parte a parte da una grotta scavata dal mare (Grotta dei Palombi) e poco più a nord, l’Isola Piana, dal tipico profilo tabulare. Lungo la costa orientale del promontorio si apre la Grotta Verde, così chiamata per la presenza di muschi e licheni che ricoprono le possenti colonne dell'atrio principale, dove la penetrazione della luce consente lo sviluppo di questi vegetali. La grotta si sviluppa in profondità per circa 80 m, fino a raggiungere il livello del mare. Il fondo è occupato da un laghetto con acqua salmastra, dove si trova una lastra calcarea con graffiti risalenti al Neolitico antico. Sul livello del mare cale e insenature a ridosso delle alte scogliere offrono scenari di rara bellezza. I fondali circostanti, ad una profondità compresa tra i 40 e i 50 m, son ricchi del pregiato Corallium rubrum, corallo rosso, che caratterizza fortemente la cultura locale, con la raccolta effettuata da secoli e la lavorazione artigiana, che hanno dato il nome alla zona di Riviera del Corallo.

Villaggio nuragico Palmavera

Dintorni di Alghero
Il complesso nuragico Palmavera è costituito da un nuraghe centrale composto da due torri, da un antemurale protettivo e da un agglomerato di capanne e recinti. Iniziato intorno al XV secolo a.C. è stato probabilmente abbandonato nell' VIII secolo a.C. dopo un grande incendio. La torre principale, costruita con grossi blocchi in calcare e arenaria, dell' altezza di otto metri circa e larga nove, appartiene alla prima fase di fondazione alla quale in un momento successivo viene raccordata la seconda, tramite un bastione murario. Intorno a tale struttura centrale si sviluppa, probabilmente in funzione difensiva, un basso muro di cinta pentagonale che collega quattro torri capanna, una di proporzioni maggiori; all' esterno di tale perimetro sono ancora ben conservati i resti di una quarantina di capanne circolari appartenenti ad un complesso in origine molto più esteso (almeno di duecento capanne). Un grande interesse riveste la capanna maggiore, con tutta probabilità sede del consiglio degli anziani, dotata di panche di pietra lungo tutto il perimetro interno, con un basamento circolare al centro sul quale è stato rimesso, nell' ipotetica posizione originaria, un modellino di nuraghe monotorre.
La sua posizione strategica, immediatamente a ridosso del corpo centrale, inserita nell' antemurale pentagonale protettivo, ne sottolinea l'alto valore simbolico, a metà tra il "palazzo" del signore ed il resto del villaggio, luogo del dialogo e dell'amministrazione del potere civile e religioso, testimonianza concreta di una comunità organizzata.

Necropoli Anghelu Ruju

Dintorni di Alghero
E' la necropoli preistorica più importante in Sardegna; è composta di tombe sotterranee scavate nella tenera roccia arenaria, risalente alla cultura di Ozieri di fine Neolitico (3500 a.C.), in età pre-nuragica. Si compone di ben 38 tombe ipogeiche, chiamate in sardo "Domus de Janas" (case delle fate), sepolture collettive in grado di ospitare fino a trenta defunti. L' accesso alle camere sepolcrali avviene tramite un ingresso a pozzetto o a dromos, un corridoio a gradini discendenti. A seguito della deposizione delle salme l'ingresso, con tutta probabilità, viene sigillato con lastroni di pietra. Le tombe al loro interno appaiono come delle vere abitazioni, dotate di celle principali dalle quali si dipanano le stanze secondarie, dotate di architravi e colonne. Il carattere sacro e il profondo sentimento religioso è testimoniato dalla decorazione degli ambienti con coppelle, false porte, incisioni rupestri che riproducono le corna del dio toro. In alcune sono visibili dei piccoli incavi, probabilmente destinati a contenere le offerte di cibo per i defunti. Tra i preziosi reperti rinvenuti, esposti presso il museo Sanna a Sassari, si annoverano corredi funebri, terracotte, statuette rappresentanti divinità femminili come la Dea Madre e utensili da scavo.

Parco naturalistico Porto Conte

Dintorni di Alghero
Il Parco Regionale di Porto Conte si estende su un area di 5000 ettari circa, lungo 60 km di costa, in un territorio che dalla laguna del Calich va ad inglobare il sistema del Monte Doglia, la meravigliosa Baia delle Ninfe, incastonata tra i promontori di Punta Giglio e Capo Caccia (area marina protetta), arrivando fino al lago di Baratz. La sede dell' oasi è Casa Gioiosa, situata nella baia di Tramariglio, nella sede di un'ex colonia penale, che ospita un moderno centro di educazione ambientale e un giardino botanico con la flora del Mediterraneo. L'area vanta un incredibile vetrina di paesaggi ad elevata diversità ambientale, ospitando innumerevoli specie di animali e vegetali. Nel territorio si riproducono tre specie di anfibi, undici di rettili, settantacinque di uccelli e ventitrè di mammiferi. Tra le specie più rappresentative, che nidificano tra le enormi falesie calcaree si annoverano l'uccello delle tempeste, il gabbiano corso, la berta, il marangone dal ciuffo, il grifone ed il falco pellegrino. All' interno della foresta demaniale de Le Prigionette (riserva naturale dell"Arca di Noè") è possibile ammirare allo stato selvatico i cavallini della Giara, i daini e gli asinelli, compresi quelli bianchi dell' Asinara, e con un po' di fortuna veder volare i grifoni. Gli animali introdotti nella penisola di Capo Caccia intorno agli anni settanta, oggi sono liberi e visibili, per chi ha pazienza di aspettare in silenzio il loro passaggio. La Flora della riserva è quella tipicamente mediterranea composta da macchia bassa e fitta , di ginepro, lentisco, lecci e corbezzoli. La gariga si compone di cisto marino, rosmarino, ginestra, timo ed elicrisio. Molto diffusa anche la palma nana ed il fiordaliso spinoso. Meravigliose le due imponenti formazioni calcaree di Capo Caccia e Punta Giglio con le spettacolari falesie a picco sul mare, interessate da un complesso sistema di grotte emerse e sommerse tra i più vasti del Mediterraneo. Il territorio del parco, frequentato già nel Neolitico antico (Grotta Verde, VI millennio a.C.), restituisce importanti monumenti di età nuragica (Palmavera, Sant’Imbenia), resti di ville signorili romane (Sant’Imbenia), torri litoranee di età spagnola. Non mancano di un certo pregio anche le strutture penitenziarie dismesse del Novecento, caratterizzate da un sobrio neoclassicismo.

Ponte Romano e laguna del Calich

Fertilia
Il ponte romano ha consentito per millenni l'attraversamento del tratto di confluenza tra lo stagno Calich e il mare, mettendo in comunicazione i centri della Nurra con quelli del Bosano. Oggi la struttura, ben visibile dal moderno ponte che introduce nella caratteristica frazione di Fertilia, mostra perfettamente integre soltanto tredici delle ventiquattro arcate che lo componevano originariamente in età romana; in realtà la struttura così conservata è stata ricostruita in epoca medioevale.

Domus de Janas Santu Pedru

Dintorni di Alghero
La "tomba dei vasi tetrapodi", è stata trovata intatta, sigillata con lastre di pietra da popolazioni appartenenti alla cosiddetta "cultura di Bonannaro". Un dromos lungo 16m. porta all'ingresso della tomba che è fornita di due pilastri scavati nella roccia, ed ha una forma rettangolare.
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